Nata il primo del giorno in cui la natura esplode,
implode e trasforma la mente,
nata per Amore e per Amore vivo.
Nata per vedere, sentire, osare, credere, capire.
Nata per arrabbiarmi come un tizzone di fuoco e,
calmarmi come una neve di primo inverno,
che balla,
balla,
balla,
lenta.
Nata per Amore e con Amore concludo:
grazie Madre!
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E mi tocchi
con un filo di voce.
E mi parli
con un dolce,
agre
palpito di polpastrelli.
E mi assorbi
con la mente,
a grappolo d’uva.
Come un frutto.
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Ricordo quella lama nel petto.
Ricordo quel mio muso rivolto verso l’asfalto.
Ricordo l’odore delle suole delle scarpe sul mio viso.
Ricordo i sorrisi pieni di disprezzo.
Ricordo quella salsedine che strappa la carne come velo.
Ricordo, non posso dimenticare quelle lacerazioni,
ricordo ed il mio involucro anche ma,
cosa ancora peggiore il mio cuore ricorda ed è piu’ duro.
Amo il salice piangente.
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Spoglia,
appare così, con coriandoli fermi,
la Pianura,
freme all’avvicinarsi del Vento estivo.
L’aroma della carne simile al caffè.
Le corolle dei Fiori, simili al grembo femminile,
fremono,
i Petali dondolano scossi appena dal risalire della Clorofilla,
vivono.
Battito animale,
L’amante glorioso si avvicina alla gloriosa meta.
Seta che solca un contorno di vittoria.
Simile alla Brezza sul pelo dell’acqua,
così colui e colei che si uniscono,
creano una eclissi di Sole e un sorgere della Luna anzitempo.
Una esplosione ed implosione di odore si sesso.
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ciuffo di capelli.
calde,rassicuranti.
appartenenza,
che
ambra.
diventato gelido.
Cuore di chi hai ospitato.
crea molto dolore,
continuo.
a quando esisterà questo blog io
continuerò a rieditare questi versi che ricordano mia Madre)
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Pubblicato su Clorofilla. | 4 Comments »
Io,
io Pierrot,
chitarra in mano e poco più,
strofe stonate,
mescolate in un manto bianco,
nero,
Arlecchino è il mio compagno.
Non perdo,
non gioco,
vinco,
metronomo,
passista veloce,
afferro l’aria e il fuoco e,
aria diventa fuoco errante,
il fuoco bianco,
gelida acqua.
Mago,
Giullare.
Sento musica tesa.
Luce,
ombra.
Ora entra entra, entra adesso.
Spogliati,
qui,
ora,
ora che sono qui.
Muterò in Tigre,
diventerò Pecora.
Trasporta il tuo alito nel mio gioco,
perditi e ritrovati nell’abisso di questo fisso tramonto,
alba di carne e spremute di sentimenti.
Ora,
adesso,
stringiti al mio mantello,
ora,
adesso,
fallo ora,
trasportati nel mondo della leggiadra Gomorra!
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Azzannarsi senza fine.
Crollare tramortiti senza carne
in,
una selva di mani e chiome,
mescolarsi,
irriducibili.
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E
le Foglie d’Erba strangolassero le Macchine.
Le
Macchine ruminassero i Tombini.
I
Tombini abbattessero i Grattacieli.
I
Grattacieli salissero sulle Nuvole.
Le
Nuvole fulminassero le Dighe.
Oh sì le Dighe, si rompessero e facessero risuonare
verso Valle,
tutta
la loro Musica,
e
la Musica,
le
Parole,
i
Muri dell’apparenza, come fantasmi di Platino,
si
frantumassero in una esplosione di Panna,
ecco
sì questo vorrei:
una
esplosione dell’Animo dei bipedi verso i Bipedi.
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